“Essere uomini significò morire” – Gita culturale


Civitella Val di Chiana

Il giorno 26 Ottobre la sezione ANPI di Scandicci Sergio Fallani, in collaborazione con il nostro Circolo, ha organizzato una visita a Civitella Val di Chiana (AR) nei luoghi dove furono compiuti nel 1944 crimini efferati da parte dei nazi-fascisti. La delegazione è partita da Piazza della Resistenza di Scandicci fino ad arrivare in pullman presso il borgo di Civitella. Scesi dal pullman, ci siamo trovati davanti ad un bellissimo borgo arroccato sulla collina affacciato su un panorama mozzafiato. Alcuni degli abitanti, venuti ad accoglierci e ci hanno introdotto all’interno del borgo. Arrivati davanti al Museo della Memoria, all’interno del porticato del corso principale, veniamo accolti dalla Sindaca Ginetta Menchetti, dagli Assessori, dai Presidente e vicepresidente di “Civitella Ricorda” e dal Professore Ivo Biagianti di Storia Moderna all’Università di Siena. La Sindaca ha sottolineato l’impegno della comunità intera a “ricordare” fino a istituire una Stanza della Memoria gestita con grande dedizione dall’Associazione “Civitella ricorda”, il Comitato dei parenti delle vittime di Civitella. 

Questa amministrazione e tutte quelle che ci hanno preceduto hanno sempre lavorato per riportare giustizia soprattutto ai nostri morti.

Sindaca Civitella Val di Chiana Ginetta Menchetti

Ha dichiarato la Sindaca sottolineando che grazie a questo impegno Civitella Val Di Chiana ha ottenuto un processo presso la Corte dell’Aja nel quale è stata riconosciuta la colpevolezza della Germania.

Il procedimento ha ottenuto giustizia anche grazie al procuratore Marco de Paolis, che ha ottenuto la cittadinanza Onoraria nel 2014. De Paolis ha lavorato con professionalità e con passione per riportare alla luce questi fatti e capire dove era la verità. E ancor più grazie alla collaborazione dei nostri cittadini.Voi non potete immaginare quanta fatica sia costata ai superstiti di quella terribile giornata, riportare sul tavolo, con le loro testimonianze, una ferita mai ricucita del tutto.

Sindaca Civitella Val di Chiana Ginetta Menchetti

Giustizia, memoria e anche riconciliazione: le amministrazioni e le associazioni negli anni hanno lavorato a far rinascere una comunità ferita, e hanno cercato un avvicinamento e un’amicizia che fosse “custode della Memoria”, tanto che il 29 Gennaio 2011 è nato il patto di gemellaggio tra il comune di Kampfelbach (Germania) e il comune di Civitella, sottoscritto dai due rispettivi Sindaci, Udo Kleiner e Massimiliano Dindalini.

Subito dopo l‘intervento del Sindaco, il Professor Biagianti con parole forti, commoventi ha completato per noi il quadro storico fino al 1944 seguendo i momenti critici della Guerra, e ha analizzato gli antefatti che portarono a quei tragici eccidi delle comunità italiane, in particolare dei comuni toscani e descrivendo quel fatidico giorno che scosse la comunità di Civitella per la rappresaglia vigliacca dell’esercito tedesco. Di seguito un breve riassunto.

Il 18 giugno 1944 i partigiani sorpresero nel circolo ricreativo di Civitella Val di Chiana, in provincia di Arezzo, quattro giovani soldati tedeschi. Si aprì uno scontro a fuoco in cui caddero uccisi due dei militari; un terzo morirà di lì a poco per le gravi ferite riportate. Il locale comando tedesco chiese alla popolazione di fare i nomi dei colpevoli, lanciando un ultimatum di 24 ore. Nessuno collaborò e molti civili lasciarono il centro abitato per precauzione. Sebbene i tedeschi assicurarono che non sarebbe stata effettuata alcuna rappresaglia, il mattino del 29 giugno, invece, tre squadroni della Divisione Hermann Göring, muovendo verso Civitella e le vicine frazioni di Cornia e San Pancrazio, entrarono nelle case con estrema violenza e uccisero a bruciapelo diversi civili. La furia non risparmiò nemmeno gli anziani ricoverati in una casa di riposo e i fedeli riuniti nella chiesa, dove i nazifascisti irruppero durante la messa e aprirono il fuoco uccidendo anche il parroco. Compiuta la strage, i tedeschi incendiarono le case di Civitella, provocando così la morte anche di coloro che avevano disperatamente tentato di salvarsi nascondendosi nelle cantine o nelle soffitte. Solo pochi abitanti riuscirono a sfuggire al massacro. L’orrore di quel giorno fu percepito anche nelle campagne circostanti, specie nelle frazioni a valle: qui, nonostante la distanza, furono udite le grida disperate e fu visto il fumo delle case in fiamme. Alla fine, si contarono 244 morti: 115 a Civitella, 58 a Cornia e 71 a San Pancrazio. 

Storia civitella val di chiana

Ai martiri di Civitella è stata intitolata la via principale del centro abitato e il Comune è stato insignito nel 1963 della Medaglia d’Oro al Valor Civile. Il 21 ottobre 2008 i giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione hanno condannato il governo tedesco a risarcire i danni a nove familiari delle vittime dell’eccidio.

Museo della Memoria

Dopo il racconto, il Professore ci ha invitato ad entrare nel Museo della Memoria prestando attenzione e facendo tesoro di ciò che le “pietre di inciampo” (‘stolpersteine’, in tedesco) recitano all’ingresso, che il Comune di Civitella ha apposto come ricordo di tutte le vittime della città: “Entra e Rifletti”, cita una di queste.

Il Museo non è molto grande ma all’interno vi si trova un grandissimo patrimonio umano: ricordi, foto, orologi e fedi di ferro, indumenti abbandonati quel giorno del 29 Giugno, lettere che riportano testimonianze scritte da superstiti, ma anche una piccola raccolta di opere di arte Contemporanea.

Entrare in quelle stanze è stata un’emozione forte per tutti noi che è difficile descrivere qui in poche righe, per questo vi invitiamo di andarla a visitare personalmente per spirito di Memoria (e ovviamente anche per la bellezza del borgo). Se intanto vorrete informarvi e leggere del Museo e un approfondimento circa gli avvenimenti storici di quei terribili giorni, qui potrete trovare le informazioni dettagliate nell’archivio della Memoria predisposto dal Comune http://www.archiviodellamemoriacivitellavaldichiana.it/ e per scoprire le iniziative del Comune, visitate il sito http://www.comune.civitella-in-val-di-chiana.ar.it/c051016/hh/index.php.

Castelnuovo di Sabbioni

Dopo questa mattinata impegnativa a livello emotivo ci siamo concessi un gustoso pranzo da tradizione toscana, per poi salire nuovamente sul pullman in direzione di un altro luogo importante per la Memoria e per la storia. Siamo arrivati in una delle cosiddette Ghost Town cosparse nel nostro territorio: Castelnuovo di Sabbioni in provincia di Cavriglia. Ad aspettarci, l’Assessoressa Paola Bonci con deleghe a Pubblica Istruzione, Politiche Agricole, Turismo e Attività Produttive. L’Assessore ci ha spiegato come la città sin dagli inizi del Novecento era sede di insediamenti industriali minerari per l’estrazione della lignite che portarono sviluppo e lavoro in tutto il Valdarno. La città e i comuni vicini il 4 Luglio 1944 furono vittima di un massacro iniziato vigliaccamente con l’accerchiamento della città alle prime luci dell’alba.

Non fu risparmiato uomo maggiorenne.

Passata la guerra, la tecnologia tedesca venne impiegata non più per scopi militari ma per scavare la lignite: il paesaggio mutò completamente. In particolare questa area venne trasformata nella cosiddetta “valle delle miniere”: tutta la zona che un tempo fu collinare venne rasa al suolo senza scrupolo. E dopo aver ricavato tutto il possibile dalla natura e dopo aver trasformato il paesaggio di questi luoghi, il paese fu abbandonato poiché non vi era più lignite e quindi non vi era più lavoro in tutta l’area.

Ecco cos’è una Ghost Town. Il vecchio borgo non è che abitato dalla radura e dalle piante che si stanno riappropriando dei loro spazi. Oggi l’amministrazione del Comune di Cavriglia sta cercando di recuperare l’area del borgo, cercando di attivare progetti per la bonifica e la ristrutturazione di quelle case ormai disabitate.

Al centro di quello che era il borgo, posto proprio in cima al paese di Castelnuovo dei Sabbioni, accanto alla Chiesa ormai sconsacrata, oggi sorge la struttura del Museo MINE. Il museo ha ricreato all’interno le condizioni della vita del minatore all’epoca, quali erano le sue abitudini e il suo contesto sociale. Mostra tra le sue stanze una ricchezza di documenti, testi e fotografie riguardo tutta la zona, dalle sue bellezze alle sue difficoltà. Un percorso interessante e quasi surreale, poiché affacciandosi dalle finestre del museo si scorge una città inabitata e il contrasto è molto suggestivo.

Si è conclusa con commossi saluti e ringraziamenti una giornata dalle emozioni forti, umane, che inevitabilmente fanno emergere la forza di chi anche grazie alla memoria ci ricorda che siamo vivi.

E dopo una giornata così emozionante siamo tornati nella nostra Scandicci.

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perchè lì è nata la nostra costituzione.

Pietro Calamandrei

Approfondimenti

Gemellaggio tra i Comuni di Kampfelbach e Civitella val di Chiana qui, pietre della memoria